NO al totalitarismo democratico NO al referendum come resistenza alla dittatura della maggioranza
La Costituzione italiana è di 10.803 parole. La riforma costituzionale sottoposta a referendum 14.345 parole.
I regolamenti del comune di San Giovanni Persiceto più di 500.000 parole!
Il nostro comune vanta quasi ventottomila abitanti. Nel consiglio comunale siedono sindaco, 10 consiglieri di maggioranza e 6 consiglieri di minoranza. Il leviatano comunale consente alla maggioranza politica che lo amministra (sindaco più 10 consiglieri: 11 voti su 17) di deliberare tutti i regolamenti che vuole. Democraticamente s’intende, ma con un potere illiberale, non meno arbitrario di una dittatura, dato che la maggioranza impone la propria volontà alla minoranza.
Tanto più se la maggioranza eletta con il 33,47% dei votanti è minoranza nel paese (4.412 voti su 22.190 aventi diritto al voto). Infatti, la macchina comunale consente alla maggioranza politica che la controlla (sindaco, 10 consiglieri e chi li ha eletti) di realizzare il proprio programma politico con le risorse e la libertà degli altri abitanti. Per la precisione, tanto con le risorse e la libertà dei 9.406 abitanti che hanno votato diversamente, quanto con le risorse e la libertà dei 8.372 abitanti che neanche sono andati a votare.
Solo per un esempio, nell’ultimo Consiglio comunale la maggioranza politica ha imposto ben due nuovi regolamenti. Il primo sui “beni comunisti” si commenta da sé. Mentre il secondo sulla Consulta per l’ambiente, ha democraticamente cancellato la presenza dei 6 consiglieri di minoranza e sempre democraticamente ha abolito la partecipazione dei cittadini, per poi affidarsi a non meglio precisate associazioni ambientaliste.
Oggi, tutti lamentano i soprusi e i privilegi di questa o di quella parte politica, ma quasi nessuno si scandalizza per l’ingiustizia che sia stato possibile istituirli democraticamente. Anzi, pare sia preferibile lamentarsi più forte proprio per rientrare nella maggioranza di chi si approva i privilegi, ad libitum. Come scrive Giovanni Birindelli siamo in una democrazia totalitaria perché “l’unico limite a una decisione di un gruppo è l’esistenza di una maggioranza a suo favore (eventualmente qualificata).”
Sereni, state sereni! Ci hanno sempre rassicurato. Sarà pure una democrazia totalitaria, ma è pur sempre una maggioranza che si esercita entro i sacri limiti della Costituzione.
Come se la Costituzione non fosse essa stessa frutto di un accordo di maggioranza e come se la stessa Costituzione non sia modificabile, guarda caso, con un accordo di maggioranza.
Intanto ti riduco il Senato a 100 amministratori locali nominati dalla segreteria di partito.
Poi ti vincolo all’Unione Europea, rendo ancor più difficile l’iniziativa popolare e niente referendum su accordi internazionali e materia fiscale.
Subito dopo entra in gioco una legge elettorale infame che induce all’astensione.
La maggioranza spropositata è servita!
Alla Camera su 630 deputati, il vincitore con un quinto dei votanti incassa 340 deputati.
Questa riforma illiberale consente alla maggioranza politica che l’ha architettata di fare tutto ciò che vuole, come ad esempio eleggersi i giudici costituzionali o imporre il presidente della Repubblica. Un potere oramai incontrastato e così spudorato da regolamentare persino lo statuto delle opposizioni a suo piacimento.
La sostanza politica della ri-forma è quindi di elevare a livello costituzionale l’impossibilità per l’individuo di affrancarsi dalla dittatura della maggioranza.