L’isola della libertà Angelo Michele Imbriani
Un viaggio alla ricerca delle radici, dei presupposti e del significato della libertà.
… «E mentre aspetto che si accenda la luce magica che annuncerà il mio sheperd’s pie, penso ho trovato la quarta gamba del tavolo che regge la libertà moderna (non era un treppiedi dunque): è la pubblica opinione, nata con la stampa, con i giornali, le riviste. Nata a Londra, precisamente a Fleet street.
Per capire questa “quarta gamba”, tuttavia, dovremmo abbandonare l’uso generico e improprio che si fa del termine “opinione pubblica”, banalmente e erroneamente identificato, con l’opinione di tutti o l’opinione della maggioranza. No: “opinione pubblica” è quella che si forma con un determinato argomento in un dibattito, in un confronto libero, critico, informato. Se non c’è questo confronto libero, critico, informato non c’è “opinione pubblica”. E se non c’è opinione pubblica non c’è vera libertà. C’è magari democrazia ma senza libertà, perché la volontà della maggioranza che alla fine si esprime e decide non si forma nel confronto e anche nel conflitto di tesi diverse e anche contrapposte che hanno pari opportunità di esprimersi, ma in una situazione nella quale certe posizioni hanno il predominio dei mezzi e canali di informazione e altre sono ignorate, emarginate o sbrigativamente e magari ingiustamente riprovate e condannate. Perché dove non c’è “opinione pubblica” ma opinione maggioritaria, la volontà della maggioranza non è la somma di singole opinioni critiche, informate e argomentate bensì di tante asserzioni pregiudiziali, disinformate, nutrite di luoghi comuni. E il dibattito pubblico diventa scontro fra opposte tifoserie. Questa vitale nozione di opinione pubblica è oggi completamente smarrita, annegata nel luogo comune in base a cui “la mia opinione vale quanto la tua”. Non sempre è così. Un’opinione informata, ossia sorretta da conoscenze, fondata su fonti correttamente individuate, criticate e selezionate, un’opinione vagliata e corretta nel contraddittorio con opinioni diverse, argomentata e non solo asserita, non è affatto equivalente, non ha pari valore di una “opinione” disinformata, fondata su fonti equivoche, dubbie o palesemente mendaci, confermata e rinforzata dal consenso di altre persone le cui idee si fondano sulla stessa materia friabile, un’opinione chiusa al contradditorio, espressa in modo assertivo e non argomentato.
Mi pare proprio che delle quattro gambe del tavolo, quella che si è più indebolita, ammesso pure che stia ancora in piedi, e che più occorre rinforzare è proprio questa, l’ultima che ho trovato nel mio viaggio: la gamba dell’opinione pubblica. E’ vero che molti non sembrano consapevoli: tutti coloro che sono impegnati nella lotta alle “fake-news”. Salvo il fatto che quasi sempre essi considerano fake-news le opinioni politicamente contrarie alla propria e le notizie dissonanti con la propria visione del mondo. E dunque la stessa campagna contro le fake-news, paradossalmente, esprime e conferma l’eclisse della “pubblica opinione” nelle nostre società, che rischia poi di essere l’eclisse della libertà.»